mercoledì 14 novembre 2012

Anassagora


Anassagora: i semi infiniti e l'intelletto
Come già aveva fatto Empedocle, anche Anassagora - nato nel 500 a.C. a Clazomene, in lonia - si pone il problema di conciliare i divieti logici parmenidei con un'indagine sulla natura che sia sensata e in qualche modo rispettosa dei dati fenomenici. Comune è quindi l’esigenza di dare una spiegazione al mutamento, al divenire della natura, a seguito del diffondersi tra i centri culturali della Grecia continentale e insulare della conoscenza dell’essere parmenideo tutto intero e sempre identico a se stesso. A lui, tuttavia - che è stato il primo filosofo attivo ad Atene e che faceva parte di un gruppo di intellettuali vicini a Pericle - le radici empedoclee devono apparire insufficienti per giustificare l'infinita varietà del mondo e delle cose che lo abitano.
Per questo motivo postula una sorta di stadio primordiale in cui tutto si trova in tutto; si tratta di un magma primitivo (migma) costituito non da un numero finito di elementi (come per Empedocle) ma da un numero infinito di semi originari (spèrmata), i quali esprimono le qualità delle cose. In questo stadio primordiale, illimitato per grandezza e del tutto immobile, si trovano, mescolati a tutti gli altri, i semi di tutte le cose come per esempio dell'oro, del grano, della pelle e così via; attraverso la separazione dalla massa primordiale e l'aggregazione dei semi della stessa specie si sono originate le cose, così come noi le conosciamo, che Aristotele definì omeomerie (particelle similari). Insomma, il divenire delle cose, il loro mutamento è dunque aggregazione e separazione dei semi. I semi non nascono, non periscono, né divengono: sono eterni e immutabili, infatti essi sono identici, per qualità e quantità, ora come all’inizio della storia del mondo. Essi sono particelle della materia divisibili all’infinito, cioè non giungono mai a un minimo, in quanto ci sarà sempre una parte più piccola (per questo Anassagora è ritenuto uno dei sostenitori del calcolo infinitesimale). In questa scomposizione all’infinito, i semi non perdono le proprietà qualitative distintive, che sono all’origine della diversità, della varietà delle cose esistenti in natura. I semi sono quindi invisibili o, più precisamente, non possono essere colti con i sensi ma dal pensiero: ciò che i sensi percepiscono non sono i singoli semi, bensì la loro combinazione. Tuttavia, spiega Anassagora, le cose di cui il mondo è fatto non sono mai purissime poiché non sono costituite solo dai semi che le caratterizzano. Per esempio, in un pezzo di carne ci saranno in prevalenza semi di carne, ma non solo: in verità vi si trovano i semi di tutte le cose anche se a prevalere sono naturalmente quelli di carne. Così è per qualsiasi altra cosa. Praticamente, tutto è in tutto: non esistono semi puri perché, al di là delle differenziazioni e specializzazioni avvenute dopo la separazione del migma, in tutte le cose permane una base comune e unitaria. In altre parole non esistono semi allo stato puro, ma in questo mondo ogni cosa è mescolanza di tutti i semi. Tuttavia, la prevalenza di un tipo di seme (aspetto quantitativo) determina la nascita di un corpo piuttosto che un altro (aspetto qualitativo). In questo modo Anassagora ritiene di essere in grado di spiegare alcuni fenomeni apparentemente paradossali, come, per esempio, il fatto che il pane, una volta ingerito, si trasformi in ossa, sangue e così via. Come è possibile che una cosa si trasformi in un'altra qualitativamente così diversa? La risposta di Anassagora è semplice e ingegnosa: nel pezzo di pane che mangiamo sono contenuti, in quantità minima, anche semi di tutte le altre cose. In questo modo si spiega il fatto che ingerendo un certo alimento esso si trasformi, andando ad accrescere le parti del nostro corpo: in quell'alimento sono semplicemente contenuti i semi delle parti del corpo. È questo il motivo per cui dopo la morte un corpo si trasforma in altro.

Il nous
Per Anassagora, tuttavia, l'ipotesi dei semi non è ancora sufficiente per chiarire come i corpi si siano formati. Essa è sufficiente a giustificare la varietà delle cose (perché la varietà è già data nello stadio primordiale) e il fatto che una possa trasformarsi in un'altra (perché in ogni composto sono presenti i semi di tutte quante le cose); sul piano cosmico, tuttavia, occorre postulare la presenza di una sorta di motore, un principio attivo che interviene sul magma originario dando così avvio al processo di separazione dei semi e all'aggregazione di quelli simili in modo da formare le cose così come noi le vediamo. Questo motore, o principio, è l'intelletto, che Anassagora chiama Intelletto (nous) ordinatore. Il nous è un principio operante con cognizione di causa, esterno e non mescolato ai semi. Il nous non genera il mondo, ma lo organizza secondo una legge che esso stesso impone. È il nous che presiede la composizione e la scomposizione delle omeomerie e che ha fatto staccare dalla terra masse che si sono infiammate e che hanno formato gli astri. Il nous non è né Dio né spirito, né ha un carattere provvidenziale e finalistico, anzi è un principio materiale, sebbene sia la “più sottile e rarefatta” di tutte le sostanze e, al contrario di ogni altra cosa, sia puro e non commisto con la molteplicità dei semi della natura. In altre parole, anch'esso è composto di semi, che non sono tuttavia mescolati tra loro, bensì puri, nel senso che è formato dai soli semi d'intelletto non mischiati a quelli delle altre cose. Afferma perentoriamente Anassagora a proposito di questo Intelletto: «Tutte le altre cose hanno parte a tutto, mentre l'Intelletto è qualcosa di illimitato e di separato e a nessuna cosa è mischiato [ ... ]». Il nous è una mente divina eterna, un’intelligenza che conosce tutti i semi e che ha formato il cosmo dal caos iniziale, imprimendo alla materia un movimento rotatorio. Dato l’infinito numero dei semi, Anassagora ritiene che altri mondi, altri sistemi solari, altri uomini, altre civiltà fossero possibili in tempi e spazi diversi.
Per Platone e Aristotele, l’affermazione di un principio intelligente come causa dell’ordine del mondo fu una grande conquista però essi rimproverano ad Anassagora di ricorrere ad esso solo quando egli non riesce a dare ai fenomeni una spiegazione naturalistica. In realtà, Platone e Aristotele tradussero nous con “intelletto”, ma il greco di Anassagora è diverso dal loro: per il nostro nous è “anima”, “vita” e non “intelligenza divina”.
Tra Empedocle e Anassagora esiste un'altra sensibile differenza. Se per Empedocle il mondo, e le cose che vi si trovano al suo interno, nascono quando gli elementi si mescolano, per Anassagora il mondo e le cose si formano quando i semi si separano dal magma originario, per poi unirsi (in base al principio della somiglianza) grazie all'intervento dell'Intelletto ordinatore. Un punto però rimane fermo: anche per Anassagora, esattamente come per Empedocle, non esiste veramente generazione e corruzione delle cose, ma solo trasformazione, dal momento che ciò che realmente esiste, ossia i semi, non nascono né periscono, essendo eterni e immortali.

La teoria della conoscenza

Stando alle testimonianze, Anassagora condivideva la teoria degli effluvi di Empedocle, ma spiegava in maniera opposta il processo della conoscenza sensibile: la conoscenza sensibile interviene nell'incontro tra qualità contrarie. Nessuna qualità infatti può essere percepita di per se stessa, se non attraverso il suo contrario: percepiamo così, ad esempio, il freddo col caldo, con il dolce l'amaro. Ogni sensazione, come ogni dissidio, comporta un dolore. La sensazione è dunque la percezione di un'alterazione nella composizione dei semi degli organi di senso, che entrano in contatto coi semi staccatisi dai corpi esterni. La sede terminale verso cui tutte le sensazioni convergerebbero sarebbe il cervello. L'intelletto umano è capace di conoscere tutto, perché è dissimile alle cose che lo circondano e non ha alcuna mescolanza con il corpo.
La conoscenza posseduta dall'uomo, che sembra superare quella di tutti gli altri esseri viventi, deriva tuttavia da una collaborazione tra intelletto e sensibilità, pensiero e manualità, teoria e pratica. La conoscenza, in generale, è continua ricerca ed ha un carattere graduale: essa è fondata sull'esperienza, la memoria e la tecnica. L’esperienza sensibile ripetuta viene conservata, infatti, nella memoria. Solo con la memoria è possibile costruire il sapere perché rende stabili le nostre sensazioni che vengono interpretate per formulare ipotesi. Queste conoscenze daranno luogo ad un sistema di pensiero stabile detto “scienza” o “episteme”. Il sapere deve poi rifluire nella pratica attraverso la techne, che manipola e trasforma le cose grazie all’uso di protesi che sono gli utensili. Ciò che contraddistingue l'uomo dagli animali è infatti il fare che è possibile grazie al possesso delle mani; l'uso delle mani non solo dà la possibilità di intervenire sulla natura, di plasmarla, ma consente anche di aguzzare le capacità mentali. Questa immagine della scienza sarà all’origine della tradizione scientifica occidentale.

Pluralisti a confronto: Empedocle ed Anassagora
Il numero degli elementi è finito (quattro)
Il numero degli elementi è infinito
Ci sono due principi aggreganti e disgreganti
C’è un solo principio aggregante e disgregante
La storia ha un carattere ciclico
La storia ha un carattere unidirezionale: non si ritorna alla situazione iniziale del migma




















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